[Open-science-it] Chi ha paura dell'open access?

Daniel Graziotin dgraziotin at task3.cc
Sat Apr 5 14:49:26 UTC 2014


Ciao Open Science Italia,

Andrea Raimondi ha da poco effettuato il nostro primo post, su http://openscience.it/2014/04/05/chi-ha-paura-dellopenaccess/

L'articolo, originariamente postato sul sito di OKF Italia (http://it.okfn.org/2014/04/04/chi-ha-paura-dellopenaccess/), ci ricorda dell'articolo di Bohannon su Science ("Who's afraid of Peer Review") e della reazione forte da parte della comunità Open Access in quanto (per molti) avrebbe screditato l'open access riportando delle falle nelle revisioni paritarie dei journal aperti. Offre alla fine tre spunti interessanti sui quali riflettere, che non anticiperò qui (leggetelo!)

Ringrazio Andrea per averlo scritto.

Oltre a riepilogare cosa sia successo, Andrea ci comunica attraverso le parole di Eaves che leggere le critiche è importante. Anche accettarle se costruttive, aggiungo io. La comunità Open Access (uso il maiuscolo se parlo di comunità) ha reagito in modo forte (e prevedibile) accusando Bohannon di non aver effettuato un esperimento controllato. Per esempio, non ha incluso le riviste tradizionali nell'analisi. Le critiche sono state forti, a volte eccessive, altre volte personali. Bohannon stesso si è sentito intimidito dalla reazione, e ha rilasciato un'intervista su http://scholarlykitchen.sspnet.org/2013/11/12/post-open-access-sting-an-interview-with-john-bohannon/ che secondo me è interessante da leggere nonostante sia ospitata in una sede spesso di parte (e contro open access). Non so voi ma a me piace molto avere la possibilità di leggere entrambe le facce della medaglia.

Qualcuno di voi ha seguito la faccenda? Cosa ne pensate? Seguono un mio pensiero e una mia esperienza relativa.

L'articolo di Bohannon, che a dirla tutta è stato catalogato come "News" su Science (non come un articolo di ricerca) e non presenta neppure la tipica struttura di un paper di ricerca, non ha un gran valore scientifico, è vero, ma offre dati sui quali si può riflettere in modo costruttivo. La mia seconda reazione, dopo il "Azz..", è stata "Bene, più della metà di quei journal open access analizzati ha dei problemi. Possiamo fare qualcosa per sistemare quei problemi, a prescindere dall'apertura della rivista così che la scienza ne possa trarre beneficio? Possiamo anche egoisticamente provare a migliorare solo le riviste OA intanto!". Pochi advocate di open science hanno pensato che questa sia un'occasione per riflettere su delle problematiche. Troppi, per come ho potuto seguire la faccenda su blogs e Twitter, hanno fomentato la tensione chiudendosi in sé stessi, ripetendo solo la formula "Lo studio non è scientifico, fa schifo e *non gioco più*". A fare l'osservatore esterno, la reazione della maggior parte degli advocates ben posizionati in quanto a visibilità ha ottenuto l'effetto contrario di quello voluto: poteva arrivare a screditare l'Open Access e di conseguenza l'open access.

Insieme a due colleghi, ho scritto un articolo su un framework per analizzare le riviste open access, che analizza delle riviste OA del mio campo (molto carente in OA) e pone _alcune piccole_ critiche ad _alcune_ di esse. Tutte le critiche sono accompagnate da suggerimenti per mitigarle o sistemarle. Mi è stato rigettato "violentemente" da una rivista open access, con una recensione negativa molto politica e non costruttiva dell'editor stesso, un famoso advocate di open access. Un reviewer aveva scritto una recensione quasi identica a quella dell'editor, mentre l'altro ha scritto una recensione positiva, ha apprezzato l'articolo e ha offerto suggerimenti per migliorarlo stilisticamente. Questo ultimo si era firmato nella recensione: non era un esponente di open access o open science in generale, ma uno studioso di bibliometrics. I colleghi che hanno letto il nostro paper, che non sono esponenti open access ma non sono di certo contrari, lo hanno apprezzato. Suonava tutto strano. Abbiamo seguito i commenti costruttivi  e abbiamo mandato il paper, quasi invariato a questo punto, a una rivista tradizionale blasonata, alla quale ci siamo rivolti per paura di altri rigetti "politici". L'articolo è stato accettato con revisioni minori, al primo round. Le recensioni erano costruttive, molto positive e con complimenti perché il dataset dello studio è Open Data (mai successo prima. Di ricevere dei complimenti dai reviewers, intendo). Ovviamente l'articolo è liberamente disponibile su arXiv da prima ancora della sottomissione e appena uscirà lo aggiornerò con la postprint. Non lo linko perché non mi interessa farci pubblicità qui, ma magari parlerò della faccenda sul mio sito personale.

Strano caso però, no? A me ha fatto pensare, insieme a quello che è successo dopo l'articolo di Bohannon ma anche dopo quello "infame" di Beal su tripleC (The Open-Access movement is not really about open access). Altra storia sulla quale si potrebbe riflettere, soprattutto sulla reazione della comunità Open Access. 
Secondo me la resistenza all'open access non è solo ed esclusivamente esterna, ma esiste in piccola parte anche internamente, causata (direi involontariamente) dall'estremismo cieco. Io sono schierato, è evidente. Per me essere scientifici implica essere trasparenti, ed essere trasparenti vuol dire anche essere aperti. Ma c'è modo e modo per raggiungere la trasparenza. Non sono estremista cieco di open access. Open access non è ancora perfetto e non è visto ancora in modo perfetto. Per me vuole solo dire che c'è del lavoro da fare! Sono felice di ricevere critiche costruttive, soprattutto quelle negative, e cercare di migliorare di conseguenza. Se no come si cresce?

Non siete d'accordo? Parliamone, ne sarei solo felice!

Colgo l'occasione per invitarvi ad "abusare" del sito (mandatemi una mail se avete bisogno dei diritti di accesso) perché se vogliamo farci sentire dobbiamo fare qualcosa prima (he-hem, http://openscience.it/iniziative/wikipedia)

--Daniel Graziotin
ORCID: http://orcid.org/0000-0002-9107-7681
Open science Italia: http://openscience.it


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