[okfn-it] Enel: gli Open Data che non sono open
a.furieri a lqt.it
a.furieri a lqt.it
Mar 23 Ago 2011 08:09:22 UTC
On Tue, 23 Aug 2011 09:39:26 +0200, Stefano Costa wrote
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purtroppo questo specifico punto pare un tormentone
che ossessiona la PA italiana: l'idea che chiunque
possa fare ciò che meglio crede con gli Open Data
(compreso eventualmente rivenderli a terzi) viene
generalmente percepito come una sorta di oscura
manovra speculativa finalizzata a "scippare" dati
pubblici per realizzare illeciti e dubbi profitti
a vantaggio di qualche privato "furbetto".
Sospetto del resto non del tutto infondato, se solo
andiamo a guardare come in genere sono state gestite
le privatizzazioni dei beni pubblici nella "Terra
dei Cachi" :-)
Noi di GFOSS.it qualche piccolo progresso nel
campo dei dati geografici lo abbiamo ottenuto
con qualche Regione argomentando come segue:
a) il fatto stesso che gli Open Data siano
liberamente disponibili per chiunque apre
un'effettiva concorrenza di mercato che
stronca sul nascere qualsiasi fenomeno
speculativo (se X vende un dataset a 1000,
nulla vieta a me di venderlo a 500, e magari
Y proverà a venderlo a 100 ...)
ed in ogni caso il dataset originario resta
pur sempre disponibile gratuitamente per tutti.
b) più clausole restrittive si cerca di imporre,
maggiori diventano gli obblighi di controllo che
la PA si assume; e questo significa maggiori
costi, dato che ovviamene andrà poi messa in
piedi una struttura addetta al controllo ed
al contrasto di eventuali abusi e violazioni.
Insomma, alla fine scegliere CC0 / CC-BY conviene
soprattutto agli Enti, perchè non genera nessun
costo e nessun obbligo organizzativo indotto.
E questo (in genere) è un argomento facilmente
dimostrabile ed argomentabile, che riesce a convincere
efficacemente la PA.
ciao Sandro
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